Brano 25
Sul tappeto verde del biliardo scorrono e si scontrano le palle d’avorio, facendo soccombere i fragili birilli, straziati da un tragico destino, che li vede eternamente sconfitti. Attorno al tavolo verde gongola la legione di Caino, esseri abbrutiti dalla malvagità di una vita senza amore. Visi consumati dalla lacerante impossibilità di dare un significato alle cose. Il più terribile e crudele di quegli orchi affamati si avvicina a Ted e René. Abbraccia l’omino, ride grezzo: “Bevi alla mia salute, bello di papà.”
“Questo è Ted, arriva fresco fresco da Gemito.”
“Fresco? Ma sé puzza come una capra affumicata, proprio come Genova, Milano e Torino. Comunque bravo, me le farei proprio due trenette al pesto e un osso buco con i gianduiotti!”
“Lo sapevo che in fatto di gastronomia ami i meticciati più schifosi.. ascolta, abbiamo fretta!”
L’energumeno trascina René in un angolo del salone: “Dobbiamo approfondire qualche concetto. Primo. Abbiamo fretta non me lo dici.”
Inizia una breve conversazione.
“Identità falsa, sì, è possibile René, ma ci vogliono mille testoni.” Il suo ventre vorace, orridamente obeso, ammorbato da crapule sovrumane, tripudia.
“L’individuo che ti trascini la scuce la grana elettronica?”
“Troveremo il modo…”
“Non dispone più, capisco. Tuttavia… a titolo informativo, per avere documenti falsi, più veri di quelli veri, quindi per riavere l’accesso alle banche in rete, dobbiamo verificare la sua solvibilità. Trovatevi alle tre al Cus Cus, la discoteca all’aperto di Riccione. Entrate e puntate alla direzione. Non vi cagherà nessuno. Puntuali: il boss non sopporta. E se fate i furbi con crediti inesigibili, credo che non gli farà piacere una poltiglia di cervello in cambio della grana. Ma io ti voglio bene, sei un bravo compagno, ma nano. Diglielo al socio: diecimila mondial.”
“Non ti arrabbiare, ho sempre pagato…” disse René.
“Certo, sempre, in ritardo, ma a noi piace la roulette russa, anzi sovietica!” Sghignazza, mettendo in mostra una dentatura color antracite.
“E’ tutto okay, compagno, stai calmo”, pregò René.
“Io non mi scrollo, vedi?! Sono tranquillo, ma dobbiamo tutelarci per il bene delle avanguardie. Toccami la tasca. Senti forse tremare la canna della rivo elettrica? No. Anzi, se ascolti bene di canne ce ne sono due. La viole anticapitale mi eccita un casino. Lo vedi, sono un placido e duro Lenìn. Adesso metto a nanna il tuono e ti accompagno dal tuo seguace. Vai avanti tu, anarchico Barnum!"
“Sempre la solita solfa, come a Kronstadt e in Spagna, avete una passione per il centralismo…” sussurrò René.
“Reparto Avanzato e Nirvan Utopia alleate per il fine, ma in disaccordo su metodi e strategie… è la storia.”
Sul tappeto verde del biliardo scorrono e si scontrano le palle d’avorio, facendo soccombere i fragili birilli, straziati da un tragico destino, che li vede eternamente sconfitti. Attorno al tavolo verde gongola la legione di Caino, esseri abbrutiti dalla malvagità di una vita senza amore. Visi consumati dalla lacerante impossibilità di dare un significato alle cose. Il più terribile e crudele di quegli orchi affamati si avvicina a Ted e René. Abbraccia l’omino, ride grezzo: “Bevi alla mia salute, bello di papà.”
“Questo è Ted, arriva fresco fresco da Gemito.”
“Fresco? Ma sé puzza come una capra affumicata, proprio come Genova, Milano e Torino. Comunque bravo, me le farei proprio due trenette al pesto e un osso buco con i gianduiotti!”
“Lo sapevo che in fatto di gastronomia ami i meticciati più schifosi.. ascolta, abbiamo fretta!”
L’energumeno trascina René in un angolo del salone: “Dobbiamo approfondire qualche concetto. Primo. Abbiamo fretta non me lo dici.”
Inizia una breve conversazione.
“Identità falsa, sì, è possibile René, ma ci vogliono mille testoni.” Il suo ventre vorace, orridamente obeso, ammorbato da crapule sovrumane, tripudia.
“L’individuo che ti trascini la scuce la grana elettronica?”
“Troveremo il modo…”
“Non dispone più, capisco. Tuttavia… a titolo informativo, per avere documenti falsi, più veri di quelli veri, quindi per riavere l’accesso alle banche in rete, dobbiamo verificare la sua solvibilità. Trovatevi alle tre al Cus Cus, la discoteca all’aperto di Riccione. Entrate e puntate alla direzione. Non vi cagherà nessuno. Puntuali: il boss non sopporta. E se fate i furbi con crediti inesigibili, credo che non gli farà piacere una poltiglia di cervello in cambio della grana. Ma io ti voglio bene, sei un bravo compagno, ma nano. Diglielo al socio: diecimila mondial.”
“Non ti arrabbiare, ho sempre pagato…” disse René.
“Certo, sempre, in ritardo, ma a noi piace la roulette russa, anzi sovietica!” Sghignazza, mettendo in mostra una dentatura color antracite.
“E’ tutto okay, compagno, stai calmo”, pregò René.
“Io non mi scrollo, vedi?! Sono tranquillo, ma dobbiamo tutelarci per il bene delle avanguardie. Toccami la tasca. Senti forse tremare la canna della rivo elettrica? No. Anzi, se ascolti bene di canne ce ne sono due. La viole anticapitale mi eccita un casino. Lo vedi, sono un placido e duro Lenìn. Adesso metto a nanna il tuono e ti accompagno dal tuo seguace. Vai avanti tu, anarchico Barnum!"
“Sempre la solita solfa, come a Kronstadt e in Spagna, avete una passione per il centralismo…” sussurrò René.
“Reparto Avanzato e Nirvan Utopia alleate per il fine, ma in disaccordo su metodi e strategie… è la storia.”