Brano 17
Ted sbatte la testa madida di sudore sotto il getto d’acqua del rubinetto, si lava il viso tentando di riportarlo ad un aspetto di vigile incoscienza, è sfinito ma sa che deve riprendere il viaggio. Solleva la testa guardandosi allo specchio... Isabella? Un sorriso, silenzio, imbarazzo. Si avvicina, gli cinge la vita, "Lei è bagnato…”
“Signora Neumann, cosa fa? Si rovina il vestito!” lo attira a sé.
Lo bacia senza esitazione e lui non crede alla sua lingua, mentre nella testa rimbomba: - la realtà non dovrebbe esistere. Il sesso è come l’assetto delle quattro ruote, da fare una volta l’anno.
Lei lo attira all’interno di un gabinetto e chiude la porta. “Non pensare, sono le cose forti e impreviste quelle che rimangono, baciami.”
Sotto lo spolverino indossa un vestito rosso ardente, che mette in risalto i suoi seni, grandi, materni, esuberanti. Li rivedo volentieri, e questa volta nessuno mi disturba.
In Ted esplode la cantilena dell’impossibilità: - niente nere, niente slave, niente amiche occasionali delle amiche abituali, e neanche amiche abituali delle amiche occasionali, e soprattutto mai con le sconosciute!… perché sono un uomo rude, posso benissimo restare senza amore per mesi, anni, secoli.
Isabella ancheggia e si strofina: il movimento del bacino, il dolce profumo di rosa, lo eccita, mi eccita, nelle fibre più intime. Le mani non possono staccarsi da quelle cosce levigate. Gli occhi sfavillano. Lei li ha socchiusi sorridendo, mentre le dita se ne vanno ad esplorare un sogno impossibile, sino a pochi istanti prima. Trillano i capezzoli induriti, le lingue si divorano.
Ted si lascia andare, mentre Isabella scivola giù, giù, giù, per riempirsi la bocca di brama. Una passione torbida la avvolge mentre la prende a cavalcioni, mettendola con le spalle contro il muro di fredde mattonelle…
Raggiungono insieme la pace dei sensi Si rivestono e raccolgono cose varie finite sul pavimento nella connessione. Ted esce inebetito dallo stretto dibattito. Si ferma nel punto da cui è iniziata l’azione, davanti al lungo specchio sopra i lavabi, per darsi una rinfrescata. “Ti è piaciuto?” chiede Isabella, seguendolo come un’ombra lieve.
L’uomo non risponde, solo un cenno d’assenso. Lei lo stringe nuovamente, baciandogli il collo da dietro le spalle. “Ciao ragazzo, vado.”
“Dammi il tuo telefono, quando ci vediamo?”
“Solo il cielo lo sa, addio.”
Isabella si volta e fugge, ricusando l’incarico d’amante. Ted ritorna sui suoi passi per fare pipì e nota un portachiavi bizzarro, senza chiavi, che si è nascosto dietro la tazza del cesso. Lo raccoglie. Come sempre si ritrova solo, davanti ad uno specchio parlante, che gli rimanda le urla dei suoi pensieri: "Svegliati esordiente!” si sente rigurgitare nella testa. “Corri ragazzo, ti stai preparando una brutta trama…” La solita camorra di voci. Esce trafelato sul piazzale, ma la donna è ripartita.
Quando tornai a casa, per così dire, mi risvegliai in uno stato di turbata eccitazione. Ricordavo tutto nei minimi dettagli: io ero lì. Non riuscendo a conservare discrezione e imparzialità, mi ero identificato completamente con Villata, provando un certo disagio, ma non potevo farci nulla. Ero stato infedele alla mia cara Elsa?! Ridicolo: una relazione extraconiugale nel delirio del sogno o di quello che era… Però avevo ricevuto le immagini, i pensieri, le emozioni tattili, gli odori, i rumori… invischiato in quello atto d’amore esagerato. Sapevo persino che le telecamere nascoste avevano registrato il loro incontro. Dal bancone del bar alla fuga d’Isabella, particolari orgiastici compresi, inviando le immagini in tempo reale al centro di controllo della Vigilanza Informatica.
Se n’avessi parlato ad uno psicologo, mi avrebbe sicuramente consigliato di cambiare vita, di convincere mia moglie a sottoporsi ad una terapia familiare.
Certo che l’inconscio fa brutti scherzi, sembrava molto più sveglio della mente vigile, e vai a convincere lo psicologo! La Guida, sapendo che desideravo informazioni sulla vita di Ted, aveva continuato a raccogliere dati, traendoli dai suoi ricordi. Mentre la penetrava ho visto il volto di Ariette, la sua legittima consorte, e poi, con estrema chiarezza, ricevetti le sensazioni che Ted provava nei confronti di Isabella, e poi ancora il sovrapporsi dei ben tre visi di donna: Ariette, Isabella, Eliana, Eliana, Isabella, Ariette, ed una quarta donna che non sono riuscito ad identificare. Ero sconcertato ma felice d’aver preso parte a quei momenti di grande intimità; un’esperienza mai provata in vita mia. Confermava che non stavo sognando o inventando un mondo di desideri repressi. La scena era troppo reale, reale quanto Elsa, che quel sabato mattina stava preparando la sfoglia per le lasagne.
Ted sbatte la testa madida di sudore sotto il getto d’acqua del rubinetto, si lava il viso tentando di riportarlo ad un aspetto di vigile incoscienza, è sfinito ma sa che deve riprendere il viaggio. Solleva la testa guardandosi allo specchio... Isabella? Un sorriso, silenzio, imbarazzo. Si avvicina, gli cinge la vita, "Lei è bagnato…”
“Signora Neumann, cosa fa? Si rovina il vestito!” lo attira a sé.
Lo bacia senza esitazione e lui non crede alla sua lingua, mentre nella testa rimbomba: - la realtà non dovrebbe esistere. Il sesso è come l’assetto delle quattro ruote, da fare una volta l’anno.
Lei lo attira all’interno di un gabinetto e chiude la porta. “Non pensare, sono le cose forti e impreviste quelle che rimangono, baciami.”
Sotto lo spolverino indossa un vestito rosso ardente, che mette in risalto i suoi seni, grandi, materni, esuberanti. Li rivedo volentieri, e questa volta nessuno mi disturba.
In Ted esplode la cantilena dell’impossibilità: - niente nere, niente slave, niente amiche occasionali delle amiche abituali, e neanche amiche abituali delle amiche occasionali, e soprattutto mai con le sconosciute!… perché sono un uomo rude, posso benissimo restare senza amore per mesi, anni, secoli.
Isabella ancheggia e si strofina: il movimento del bacino, il dolce profumo di rosa, lo eccita, mi eccita, nelle fibre più intime. Le mani non possono staccarsi da quelle cosce levigate. Gli occhi sfavillano. Lei li ha socchiusi sorridendo, mentre le dita se ne vanno ad esplorare un sogno impossibile, sino a pochi istanti prima. Trillano i capezzoli induriti, le lingue si divorano.
Ted si lascia andare, mentre Isabella scivola giù, giù, giù, per riempirsi la bocca di brama. Una passione torbida la avvolge mentre la prende a cavalcioni, mettendola con le spalle contro il muro di fredde mattonelle…
Raggiungono insieme la pace dei sensi Si rivestono e raccolgono cose varie finite sul pavimento nella connessione. Ted esce inebetito dallo stretto dibattito. Si ferma nel punto da cui è iniziata l’azione, davanti al lungo specchio sopra i lavabi, per darsi una rinfrescata. “Ti è piaciuto?” chiede Isabella, seguendolo come un’ombra lieve.
L’uomo non risponde, solo un cenno d’assenso. Lei lo stringe nuovamente, baciandogli il collo da dietro le spalle. “Ciao ragazzo, vado.”
“Dammi il tuo telefono, quando ci vediamo?”
“Solo il cielo lo sa, addio.”
Isabella si volta e fugge, ricusando l’incarico d’amante. Ted ritorna sui suoi passi per fare pipì e nota un portachiavi bizzarro, senza chiavi, che si è nascosto dietro la tazza del cesso. Lo raccoglie. Come sempre si ritrova solo, davanti ad uno specchio parlante, che gli rimanda le urla dei suoi pensieri: "Svegliati esordiente!” si sente rigurgitare nella testa. “Corri ragazzo, ti stai preparando una brutta trama…” La solita camorra di voci. Esce trafelato sul piazzale, ma la donna è ripartita.
Quando tornai a casa, per così dire, mi risvegliai in uno stato di turbata eccitazione. Ricordavo tutto nei minimi dettagli: io ero lì. Non riuscendo a conservare discrezione e imparzialità, mi ero identificato completamente con Villata, provando un certo disagio, ma non potevo farci nulla. Ero stato infedele alla mia cara Elsa?! Ridicolo: una relazione extraconiugale nel delirio del sogno o di quello che era… Però avevo ricevuto le immagini, i pensieri, le emozioni tattili, gli odori, i rumori… invischiato in quello atto d’amore esagerato. Sapevo persino che le telecamere nascoste avevano registrato il loro incontro. Dal bancone del bar alla fuga d’Isabella, particolari orgiastici compresi, inviando le immagini in tempo reale al centro di controllo della Vigilanza Informatica.
Se n’avessi parlato ad uno psicologo, mi avrebbe sicuramente consigliato di cambiare vita, di convincere mia moglie a sottoporsi ad una terapia familiare.
Certo che l’inconscio fa brutti scherzi, sembrava molto più sveglio della mente vigile, e vai a convincere lo psicologo! La Guida, sapendo che desideravo informazioni sulla vita di Ted, aveva continuato a raccogliere dati, traendoli dai suoi ricordi. Mentre la penetrava ho visto il volto di Ariette, la sua legittima consorte, e poi, con estrema chiarezza, ricevetti le sensazioni che Ted provava nei confronti di Isabella, e poi ancora il sovrapporsi dei ben tre visi di donna: Ariette, Isabella, Eliana, Eliana, Isabella, Ariette, ed una quarta donna che non sono riuscito ad identificare. Ero sconcertato ma felice d’aver preso parte a quei momenti di grande intimità; un’esperienza mai provata in vita mia. Confermava che non stavo sognando o inventando un mondo di desideri repressi. La scena era troppo reale, reale quanto Elsa, che quel sabato mattina stava preparando la sfoglia per le lasagne.