Brano 33
Erano passate cinquantadue ore, e la Principessa Mariella palpitava, pensando a suo figlio, ma per il giovane Lupo il tempo non contava più nulla, immerso com'era in un licenzioso torpore alieno. Lupo aprì gli occhi, vergognandosi di godere. Eiaculava, ingannato e soggiogato da quella figurina tenace. Si sentì come il turacciolo di una bottiglia sgasata, quando lei si ritrasse. La ragazza dai lunghi arti, leggera come una piuma, smontò dalla lettiga, eclissandosi nel nulla.
Gli si avvicinò una piccola creatura, che lo osservò incuriosita: aveva grandi occhi a mandorla neri, splendenti, che non riflettevano nulla.
Comunicava con lui telepaticamente, senza trasmettergli emozioni. Si senti paralizzare, mentre gli diceva di non aver paura. Lo toccò sulla fronte, usando una sottile canna luminosa; poi gliela appoggio sull’occhio destro aperto. A Lupo parve di sentire un’ape che gli perforava il cristallino, arrivando con il pungiglione direttamente al nervo ottico: un male cane. Dopo il dolore, rivide quella faccia assurda e la sua coscienza iniziò ad espandersi.
Portarono la lettiga al centro della stanza, illuminata a giorno da una luce accecante che sembrava non provenire da alcun luogo, ma permeava ogni cosa. L’alieno gli tolse la cintura che gli serrava la testa e finalmente il ragazzo si mosse, seppur lentamente. La stanza era vuota. Il pavimento sembrava un vasto specchio brunito.
Una grande sfera di luce scese dal soffitto colpendolo sul petto e facendolo sobbalzare sulla lettiga. Questa volta non provò male. Guardò in alto e notò la presenza di un’apertura circolare scura, una specie di diaframma che prese a muoversi, prima a scatti netti ed intermittenti, con un suono secco, simile a quel prodotto da una catena su di un ingranaggio, poi sempre più velocemente. Di colpo il rumore cessò ed il disco si fermò nella posizione stabilita. Prese ad emettere in rapida successione una raffica di fasci luminosi di diverso colore, indipendenti l’uno dall’altro. Era una luce a settori, o a blocchi, il cui aspetto cromatico cominciava dal viola, sfumava nel blu celestino, quindi nel verde, nel giallo, nell’arancione, nel rosso e per ultimo nell’incolore.
Lupo ebbe l’impressione che ognuno di essi ‘spingesse’ quello sottostante, ad un ritmo ininterrotto. Ogni blocco culminava in una di specie di strozzatura, una zona acromatica di transizione. Il disco, d’un tratto, scomparve dal campo visivo, inghiottito dal soffitto. Lupo iniziò a percepire un suono elettronico, uu-uu-uu-uu, non nelle orecchie, bensì nella parte superiore del cervello. Si sentiva leggero, leggero, ondeggiante come un panno appeso ad un filo!
Una sensazione molto simile a quella provata in sogno da Ted Villata, notevolmente più dittatoriale. Da quel momento il suono si convertì in sensazione tattile, e il ragazzo avvertì qualcosa di simile a dita elettriche che gli rovistavano il cervello, particolarmente il lobo sinistro. Una sensazione paragonabile al solletico, che ben presto divenne dolore lancinante: Lupo perse conoscenza.
“Voi Alpha avete usato troppa cautela negli impianti, per paura delle patologie tumorali determinate dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti”, comunicò telepaticamente un secondo alieno, entrando nel laboratorio. “Siamo troppo indietro rispetto al programma concordato. Non ci fidiamo di voi e non ce ne frega niente se non riuscirete a salvare la vostra debole razza di clonati, combinandola geneticamente con quella umana!” Sentenziò perentorio Ramuel. “Ma noi grigi abbiamo tutelato l'integrità degli umani, per studiarne la continuità genetica nei secoli!”, squittì l’omino. “Non c’è più tempo per gli esperimenti, lo scontro finale è vicino, dobbiamo completare la sottomissione in tre mesi. … La terra è nostra, la controlliamo nell’ombra da milioni d’anni, ma adesso la riprenderemo ufficialmente, alla faccia della Confederazione.”
I suoi lineamenti umani iniziarono a fremere, a vibrare. Sembrarono liquefarsi. Nel mutamento lottavano due distinte entità per prevalere. Ora aveva un aspetto ben diverso. Alto due metri e cinquanta, con il volto e le mani coperte da una pelle squamata grigio verdognola dalla consistenza coriacea, l'iride giallastra, la pupilla di un serpente, stretta e verticale.
Emise un urlo inumano, tra il ruggito di un leone e lo stridio di una iena. Gli artigli acuminati delle sue zampe si posarono avidi sul lenzuolo e le fauci della sua bocca potente si aprirono terribili, mostrando una dentatura infernale, pronta a gettarsi sul corpo inanimato del giovane.
“Calmati, cercati di controllarti… sta arrivando!”
Nel laboratorio entrò una donna con una coppa di cristallo, colma di un liquido rossastro.
Una sensazione dolorosa risvegliò Lupo: il frugare stava continuando. Vide il rettile bere avidamente da un cratere, e due rivoli di succo rosso scendergli dagli angoli della bocca. Poi il dragone tornò alle sembianze abituali.
Gli occhi del mostro lo guardarono: il terrore scese lungo la sua spina dorsale.
Nella mente urlò: “Devo svegliarmi dall’incubo! No, no, no, non voglio!”, ma ormai l’impianto stava scendendo nel sistema nervoso centrale. Ora si doveva collocarlo in modo corretto.
Ramuel vestì un camice e decise di procedere personalmente, lavorando con sonde sottili come filamenti di ragno. Il fulcro del sistema si sarebbe ancorato in una zona del cervello, detta ippocampo, sede d’importanti funzioni neurologiche quali memoria e comportamento.
“Lupo, stai calmo. Non saprai di avere un impianto, uno stupendo impianto definitivo. Ci rivelerai quello che pensi in ogni istante, obbedendo ai nostri ordini, se non vorrai impazzire d’angoscia e di dolore. Non ricorderai nulla: la miglior proprietà della b-endorfina è quella di interagire con i centri cerebrali della memoria, ottenendo l’annullamento totale del ricordo. La tecnica d'incapsulamento in tessuto clonato con la tecnica delle cellule istaminiche è perfetta. il rigetto impossibile. L'intrafusore insinuerà nei vasi sanguigni le sostanze attive, con posologie e tempi predeterminati. L'azione stimolante sui centri di produzione dell’endorfina agirà per autoregolazione. L'impianto funzionerà anche da "sensore" del livello endorfinico circolante e passerà dalla fase di monitoraggio alla fase di stimolo non appena le condizioni plasmatiche scenderanno sotto la soglia d’allarme".
Erano passate cinquantadue ore, e la Principessa Mariella palpitava, pensando a suo figlio, ma per il giovane Lupo il tempo non contava più nulla, immerso com'era in un licenzioso torpore alieno. Lupo aprì gli occhi, vergognandosi di godere. Eiaculava, ingannato e soggiogato da quella figurina tenace. Si sentì come il turacciolo di una bottiglia sgasata, quando lei si ritrasse. La ragazza dai lunghi arti, leggera come una piuma, smontò dalla lettiga, eclissandosi nel nulla.
Gli si avvicinò una piccola creatura, che lo osservò incuriosita: aveva grandi occhi a mandorla neri, splendenti, che non riflettevano nulla.
Comunicava con lui telepaticamente, senza trasmettergli emozioni. Si senti paralizzare, mentre gli diceva di non aver paura. Lo toccò sulla fronte, usando una sottile canna luminosa; poi gliela appoggio sull’occhio destro aperto. A Lupo parve di sentire un’ape che gli perforava il cristallino, arrivando con il pungiglione direttamente al nervo ottico: un male cane. Dopo il dolore, rivide quella faccia assurda e la sua coscienza iniziò ad espandersi.
Portarono la lettiga al centro della stanza, illuminata a giorno da una luce accecante che sembrava non provenire da alcun luogo, ma permeava ogni cosa. L’alieno gli tolse la cintura che gli serrava la testa e finalmente il ragazzo si mosse, seppur lentamente. La stanza era vuota. Il pavimento sembrava un vasto specchio brunito.
Una grande sfera di luce scese dal soffitto colpendolo sul petto e facendolo sobbalzare sulla lettiga. Questa volta non provò male. Guardò in alto e notò la presenza di un’apertura circolare scura, una specie di diaframma che prese a muoversi, prima a scatti netti ed intermittenti, con un suono secco, simile a quel prodotto da una catena su di un ingranaggio, poi sempre più velocemente. Di colpo il rumore cessò ed il disco si fermò nella posizione stabilita. Prese ad emettere in rapida successione una raffica di fasci luminosi di diverso colore, indipendenti l’uno dall’altro. Era una luce a settori, o a blocchi, il cui aspetto cromatico cominciava dal viola, sfumava nel blu celestino, quindi nel verde, nel giallo, nell’arancione, nel rosso e per ultimo nell’incolore.
Lupo ebbe l’impressione che ognuno di essi ‘spingesse’ quello sottostante, ad un ritmo ininterrotto. Ogni blocco culminava in una di specie di strozzatura, una zona acromatica di transizione. Il disco, d’un tratto, scomparve dal campo visivo, inghiottito dal soffitto. Lupo iniziò a percepire un suono elettronico, uu-uu-uu-uu, non nelle orecchie, bensì nella parte superiore del cervello. Si sentiva leggero, leggero, ondeggiante come un panno appeso ad un filo!
Una sensazione molto simile a quella provata in sogno da Ted Villata, notevolmente più dittatoriale. Da quel momento il suono si convertì in sensazione tattile, e il ragazzo avvertì qualcosa di simile a dita elettriche che gli rovistavano il cervello, particolarmente il lobo sinistro. Una sensazione paragonabile al solletico, che ben presto divenne dolore lancinante: Lupo perse conoscenza.
“Voi Alpha avete usato troppa cautela negli impianti, per paura delle patologie tumorali determinate dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti”, comunicò telepaticamente un secondo alieno, entrando nel laboratorio. “Siamo troppo indietro rispetto al programma concordato. Non ci fidiamo di voi e non ce ne frega niente se non riuscirete a salvare la vostra debole razza di clonati, combinandola geneticamente con quella umana!” Sentenziò perentorio Ramuel. “Ma noi grigi abbiamo tutelato l'integrità degli umani, per studiarne la continuità genetica nei secoli!”, squittì l’omino. “Non c’è più tempo per gli esperimenti, lo scontro finale è vicino, dobbiamo completare la sottomissione in tre mesi. … La terra è nostra, la controlliamo nell’ombra da milioni d’anni, ma adesso la riprenderemo ufficialmente, alla faccia della Confederazione.”
I suoi lineamenti umani iniziarono a fremere, a vibrare. Sembrarono liquefarsi. Nel mutamento lottavano due distinte entità per prevalere. Ora aveva un aspetto ben diverso. Alto due metri e cinquanta, con il volto e le mani coperte da una pelle squamata grigio verdognola dalla consistenza coriacea, l'iride giallastra, la pupilla di un serpente, stretta e verticale.
Emise un urlo inumano, tra il ruggito di un leone e lo stridio di una iena. Gli artigli acuminati delle sue zampe si posarono avidi sul lenzuolo e le fauci della sua bocca potente si aprirono terribili, mostrando una dentatura infernale, pronta a gettarsi sul corpo inanimato del giovane.
“Calmati, cercati di controllarti… sta arrivando!”
Nel laboratorio entrò una donna con una coppa di cristallo, colma di un liquido rossastro.
Una sensazione dolorosa risvegliò Lupo: il frugare stava continuando. Vide il rettile bere avidamente da un cratere, e due rivoli di succo rosso scendergli dagli angoli della bocca. Poi il dragone tornò alle sembianze abituali.
Gli occhi del mostro lo guardarono: il terrore scese lungo la sua spina dorsale.
Nella mente urlò: “Devo svegliarmi dall’incubo! No, no, no, non voglio!”, ma ormai l’impianto stava scendendo nel sistema nervoso centrale. Ora si doveva collocarlo in modo corretto.
Ramuel vestì un camice e decise di procedere personalmente, lavorando con sonde sottili come filamenti di ragno. Il fulcro del sistema si sarebbe ancorato in una zona del cervello, detta ippocampo, sede d’importanti funzioni neurologiche quali memoria e comportamento.
“Lupo, stai calmo. Non saprai di avere un impianto, uno stupendo impianto definitivo. Ci rivelerai quello che pensi in ogni istante, obbedendo ai nostri ordini, se non vorrai impazzire d’angoscia e di dolore. Non ricorderai nulla: la miglior proprietà della b-endorfina è quella di interagire con i centri cerebrali della memoria, ottenendo l’annullamento totale del ricordo. La tecnica d'incapsulamento in tessuto clonato con la tecnica delle cellule istaminiche è perfetta. il rigetto impossibile. L'intrafusore insinuerà nei vasi sanguigni le sostanze attive, con posologie e tempi predeterminati. L'azione stimolante sui centri di produzione dell’endorfina agirà per autoregolazione. L'impianto funzionerà anche da "sensore" del livello endorfinico circolante e passerà dalla fase di monitoraggio alla fase di stimolo non appena le condizioni plasmatiche scenderanno sotto la soglia d’allarme".