Brano 50
L’azione a sorpresa della Federazione Nazionale Socialista, aveva sortito l’effetto sperato. L’esercito, che sventolava la bandiera con l’aquila nera, la falce e il martello, in campo rosso, era sbarcato in Italia centrale senza incontrare resistenza. Rimini era caduta nelle mani dei cosacchi. Le truppe europee aveva abbandonato rapidamente le rade postazioni sulle coste adriatiche.
L’azione delle forze telluriche aveva aiutato gli invasori. I romani erano doppiamente terrorizzati, dalla guerra e dal terremoto, di forza inaudita, mai visto prima, che aveva devastato città e campagne. Sporcizia e rovine ovunque, lamenti, animali morti, cadaveri, sangue… per quanto i sistemi d’emergenza funzionassero a pieno regime, con un sibilo di fondo acuto e fastidioso, i soccorsi procedevano a fatica per la mancanza di energia.
Le luci deboli, tremolanti e la polvere, impastavano gli occhi. I crolli che avevano suscitato maggior scalpore erano stati quelli del Colosseo, dell’Ara Pacis, della Basilica di San Pietro e di molti ponti sul Tevere. Lo sgomento e la confusione erano padroni della città, ma con generosità i fedeli si raccolsero attorno al Pontefice per tutelarne la persona ed assisterlo. Quando i nazisti fossero entrati in Vaticano, n’avrebbero rispettato la sacralità? L’avrebbero invasa per consegnare il vicario di Cristo all’esilio, o peggio alla morte?
"In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum.” - Profezia di San Malachia - 1139 d.C.
Scese l’oscurità sulla città ferita, le centrali elettriche, distrutte. I radi generatori indipendenti, aiutavano gli uomini a riconoscere la strada per tornare a casa o fuggire, quando in cielo s'accese uno spettacolo irragionevole e affascinante. Una stella uncinata di smeraldo, splendidissima luce, iniziò a rischiarare il cammino del mondo.
In quel momento tra i detriti di Via della Conciliazione, passava un lungo corteo, punteggiato di fiaccole e candele accese. Tutti videro il segno nel cielo, e iniziarono a sperare nel ritorno del Figlio di Dio.
Una moltitudine d’uomini, donne, anziani e giovani, monaci, suore, sacerdoti, ma anche politici e amministratori locali, condotti dal Pontefice vestito di bianco, uscì dal Vaticano, incontro al nemico, per trattare con l’Attila feroce una resa dignitosa.
Gli assaltatori slavi, dopo aver travolto ogni cosa, erano a pochi chilometri dall’Urbe, guidati da truppe cosacche meccanizzate. In termini puramente strategici non era comprensibile quella sortita. I Nazionalsocialisti non potevano tenere e controllare un territorio grande quanto l’Italia con poche centinaia di migliaia d’uomini, seppur appoggiati da un’aviazione moderna ed efficiente.
Quell’irruzione plateale, era solo un’azione dimostrativa nei confronti degli Europei che avevano osato sparare bordate d’avvertimento verso la Georgia, dalle sponde del Mar Nero turco. Un avvertimento crudele. Adesso puntavano al saccheggio di Roma e al Papa: un ostaggio regale per l’avanzata del Nuovo Ordine. Si sarebbero ritirati rapidamente, questo era certo, pronti a rispondere agli Europei che avessero osato vendicare l’affronto della superiorità militare.
L’azione a sorpresa della Federazione Nazionale Socialista, aveva sortito l’effetto sperato. L’esercito, che sventolava la bandiera con l’aquila nera, la falce e il martello, in campo rosso, era sbarcato in Italia centrale senza incontrare resistenza. Rimini era caduta nelle mani dei cosacchi. Le truppe europee aveva abbandonato rapidamente le rade postazioni sulle coste adriatiche.
L’azione delle forze telluriche aveva aiutato gli invasori. I romani erano doppiamente terrorizzati, dalla guerra e dal terremoto, di forza inaudita, mai visto prima, che aveva devastato città e campagne. Sporcizia e rovine ovunque, lamenti, animali morti, cadaveri, sangue… per quanto i sistemi d’emergenza funzionassero a pieno regime, con un sibilo di fondo acuto e fastidioso, i soccorsi procedevano a fatica per la mancanza di energia.
Le luci deboli, tremolanti e la polvere, impastavano gli occhi. I crolli che avevano suscitato maggior scalpore erano stati quelli del Colosseo, dell’Ara Pacis, della Basilica di San Pietro e di molti ponti sul Tevere. Lo sgomento e la confusione erano padroni della città, ma con generosità i fedeli si raccolsero attorno al Pontefice per tutelarne la persona ed assisterlo. Quando i nazisti fossero entrati in Vaticano, n’avrebbero rispettato la sacralità? L’avrebbero invasa per consegnare il vicario di Cristo all’esilio, o peggio alla morte?
"In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum.” - Profezia di San Malachia - 1139 d.C.
Scese l’oscurità sulla città ferita, le centrali elettriche, distrutte. I radi generatori indipendenti, aiutavano gli uomini a riconoscere la strada per tornare a casa o fuggire, quando in cielo s'accese uno spettacolo irragionevole e affascinante. Una stella uncinata di smeraldo, splendidissima luce, iniziò a rischiarare il cammino del mondo.
In quel momento tra i detriti di Via della Conciliazione, passava un lungo corteo, punteggiato di fiaccole e candele accese. Tutti videro il segno nel cielo, e iniziarono a sperare nel ritorno del Figlio di Dio.
Una moltitudine d’uomini, donne, anziani e giovani, monaci, suore, sacerdoti, ma anche politici e amministratori locali, condotti dal Pontefice vestito di bianco, uscì dal Vaticano, incontro al nemico, per trattare con l’Attila feroce una resa dignitosa.
Gli assaltatori slavi, dopo aver travolto ogni cosa, erano a pochi chilometri dall’Urbe, guidati da truppe cosacche meccanizzate. In termini puramente strategici non era comprensibile quella sortita. I Nazionalsocialisti non potevano tenere e controllare un territorio grande quanto l’Italia con poche centinaia di migliaia d’uomini, seppur appoggiati da un’aviazione moderna ed efficiente.
Quell’irruzione plateale, era solo un’azione dimostrativa nei confronti degli Europei che avevano osato sparare bordate d’avvertimento verso la Georgia, dalle sponde del Mar Nero turco. Un avvertimento crudele. Adesso puntavano al saccheggio di Roma e al Papa: un ostaggio regale per l’avanzata del Nuovo Ordine. Si sarebbero ritirati rapidamente, questo era certo, pronti a rispondere agli Europei che avessero osato vendicare l’affronto della superiorità militare.