Brano 8
Questa notte ho vissuto un’esperienza terribile, simile ad un violento giallo di spionaggio. La Voce mi disse che i terroristi iniziavano a far sparire la gente, la notizia doveva circolare, per rafforzare il desiderio di sicurezza attraverso uno strettissimo controllo delle libertà individuali. I rapimenti sarebbero cresciuti di pari passo con l’accettazione dell’obbligo di connessione permanente. Era passato anche in Italia, come del resto in quasi tutto il mondo occidentale e in molti paesi sottosviluppati, gestiti da sanguinari dittatori corrotti, avidi di denaro e favori. Erano state semplicemente modificate le Costituzioni. Partiti di centro, sinistra e destra si erano comportati nello stesso modo: avevano lasciato gridare milioni di persone, sfilate in cortei interminabili.
Scontri, guerriglia, migliaia di feriti; poi la grande “voce che gridava nel deserto” si era affievolita, sino a spegnersi, uccisa dal costante e protratto boicottaggio dei mezzi d’informazione. Un solo pensiero, una sola direzione, un solo comando.
Vidi la squadra degli Indici Neri che mandava ad effetto un’uscita importante. Si trattava di un asporto in Strada Val Salice, a Torino. A loro non importava che merce si dovesse traslocare. Un ordine e partirono. Lo scopo della spedizione era duplice. Innanzitutto: rodare i corpi d’assalto su un bersaglio facile, che non aspettava visite. Secondo, lasciare tracce, sì, lasciare tracce!
Mollarono il furgone in una stradina laterale. Entrarono nella villa dal garage, evitando il minimo rumore. Un giovanotto dormiva invidiabile. Il capo, che per l’occasione indossava una lussuosa mimetica blu petrolio, poggiò sulla bocca del ragazzo la sua grossa zampa pelosa, appesantita da vari anelli d’oro. Si sveglio di soprassalto e sbarrò gli occhi mugolando. “Ascolta, non urlare. Tanto abbiamo disattivato il Sistema Invisibile di Controllo. Puoi intuire per chi lavoriamo, e sai che non siamo amebe.”
“E’ Vero”, commentò il secondo uomo mascherato, “A Napoli nel 2031, quando Jerry Inghiramo gli lavorò le orecchie con la fiamma ossidrica non ha detto beh.”
Gli puntò alla tempia un revolver laser che buca il cervello da una parte all’altra, senza sfrigolii né odori di frittura.
“Stai zitto e cerca di vestirti alla svelta!”
Il ragazzo tentò di divincolarsi. Una botta sulla nuca e ripiombò nel mondo degli antichi. Sarebbe stato umiliante per chi reggeva 7.000 professionali non raddrizzare un ragazzino ricco e viziato.
Loro lo volevano vivo, ma mister muscolo era pronto a spezzarlo con una stretta di mano, come un calice di Murano, alla prima contingenza favorevole. Nel frattempo lo avvolse teneramente nella coperta del letto.
“Dormi, dormi, bello di mamma, che tanto traslochiamo anche quelli in pigiama. Non saremo noi ad occuparci di te, TSO, trattamento sanitario obbligatorio ”, sussurrò, prendendolo in braccio come un bambino. Lo portarono di sotto, dirigendosi al furgone. Lo infilarono in una sorta di loculo segreto, che si aprì a sorpresa sotto il pianale. Ripartirono; in cielo continuava a risplendere la grande stella. Le cinque, passavano digrignando i denti i primi treni della metropolitana.
Questa notte ho vissuto un’esperienza terribile, simile ad un violento giallo di spionaggio. La Voce mi disse che i terroristi iniziavano a far sparire la gente, la notizia doveva circolare, per rafforzare il desiderio di sicurezza attraverso uno strettissimo controllo delle libertà individuali. I rapimenti sarebbero cresciuti di pari passo con l’accettazione dell’obbligo di connessione permanente. Era passato anche in Italia, come del resto in quasi tutto il mondo occidentale e in molti paesi sottosviluppati, gestiti da sanguinari dittatori corrotti, avidi di denaro e favori. Erano state semplicemente modificate le Costituzioni. Partiti di centro, sinistra e destra si erano comportati nello stesso modo: avevano lasciato gridare milioni di persone, sfilate in cortei interminabili.
Scontri, guerriglia, migliaia di feriti; poi la grande “voce che gridava nel deserto” si era affievolita, sino a spegnersi, uccisa dal costante e protratto boicottaggio dei mezzi d’informazione. Un solo pensiero, una sola direzione, un solo comando.
Vidi la squadra degli Indici Neri che mandava ad effetto un’uscita importante. Si trattava di un asporto in Strada Val Salice, a Torino. A loro non importava che merce si dovesse traslocare. Un ordine e partirono. Lo scopo della spedizione era duplice. Innanzitutto: rodare i corpi d’assalto su un bersaglio facile, che non aspettava visite. Secondo, lasciare tracce, sì, lasciare tracce!
Mollarono il furgone in una stradina laterale. Entrarono nella villa dal garage, evitando il minimo rumore. Un giovanotto dormiva invidiabile. Il capo, che per l’occasione indossava una lussuosa mimetica blu petrolio, poggiò sulla bocca del ragazzo la sua grossa zampa pelosa, appesantita da vari anelli d’oro. Si sveglio di soprassalto e sbarrò gli occhi mugolando. “Ascolta, non urlare. Tanto abbiamo disattivato il Sistema Invisibile di Controllo. Puoi intuire per chi lavoriamo, e sai che non siamo amebe.”
“E’ Vero”, commentò il secondo uomo mascherato, “A Napoli nel 2031, quando Jerry Inghiramo gli lavorò le orecchie con la fiamma ossidrica non ha detto beh.”
Gli puntò alla tempia un revolver laser che buca il cervello da una parte all’altra, senza sfrigolii né odori di frittura.
“Stai zitto e cerca di vestirti alla svelta!”
Il ragazzo tentò di divincolarsi. Una botta sulla nuca e ripiombò nel mondo degli antichi. Sarebbe stato umiliante per chi reggeva 7.000 professionali non raddrizzare un ragazzino ricco e viziato.
Loro lo volevano vivo, ma mister muscolo era pronto a spezzarlo con una stretta di mano, come un calice di Murano, alla prima contingenza favorevole. Nel frattempo lo avvolse teneramente nella coperta del letto.
“Dormi, dormi, bello di mamma, che tanto traslochiamo anche quelli in pigiama. Non saremo noi ad occuparci di te, TSO, trattamento sanitario obbligatorio ”, sussurrò, prendendolo in braccio come un bambino. Lo portarono di sotto, dirigendosi al furgone. Lo infilarono in una sorta di loculo segreto, che si aprì a sorpresa sotto il pianale. Ripartirono; in cielo continuava a risplendere la grande stella. Le cinque, passavano digrignando i denti i primi treni della metropolitana.