Brano 42
Qualche minuto dopo in questura, Peressi e il ragazzo furono finalmente soli, in una stanza insonorizzata, blindata, inaccessibile a qualsiasi congegno di intercettazione. Solo Peressi aveva la chiave, e controllava l’ambiente ogni giorno.
“Commissario, non posso… non posso… parlare, la testa mi sta esplodendo, e se le dico cosa ho vissuto mi prende per un esaltato. Sono in incubo orrendo e non riesco a svegliarmi; ormai confondo la realtà con il sogno.”
“E’ una bella sciagura, ma non così grande”, disse Peressi per sdrammatizzare.
”Sembra che da un momento all’altro io debba riscuotermi da questo vaneggiamento per raccontarle tutto, ma non ci riesco. Sono troppo impegnato a restare in vita.”
“Non ti preoccupare Lupo, non sono un poliziotto normale. Ho superato la noiosa divisione cartesiana fra corpo e anima... marziani quindi, okay, marziani, vai avanti!”
“Mi sembra di stare meglio… non sento più le voci…”
“Quali voci, Lupo?”
“Le voci nella testa, che mi tengono in scacco, mi macinano, mi minacciano, mi dicono cosa fare, dove andare, m’intimano di non parlare, mi fanno sudare e galoppare il cuore all’impazzata, mi dilatano le ossa, la testa, me la stritolano… ma adesso sto meglio… è un miracolo… dove siamo?”
“Nella mia camera di sicurezza. Qui non può né entrare né uscire alcun tipo d’onda elettromagnetica, psichica, mentale, come vuoi chiamarla, di qualsiasi frequenza. Parla, dai, che ti sfoghi. Prometto di crederti.”
“Commissario, conosce i miti della creazione? Il fuoco di Prometeo; Adamo ed Eva e l’albero della vita; Enlil, che crea l'umanità con l'argilla?”
“Vagamente, ma cosa c’entra la mitologia coi maledetti alieni?”
“Sono loro che hanno portato la fiaccola della coscienza all'uomo, ma è una conoscenza fasulla. Lo hanno imprigionato in una visione distorta della realtà. Usano l’illusione per plasmare la loro forma e il loro destino. Sfruttano il desiderio di sicurezza degli uomini per non subire l'inevitabile distruzione finale.
”Non capisco il tuo ragionamento.”
“Gli psicotici, quelli che vedono e che sanno, sono i veri figli di Prometeo.”
“Come te?”
“Esatto. Le chiavi della libertà devono aprire i sigilli genetici, per riattivare poteri e funzioni, per trascendere la Terra così come la conosciamo, dobbiamo, finalmente, poter vedere.”
Peressi era stupefatto di quella folle sapienza, racchiusa nelle fattezze di un ventenne.
“Adesso capisco... tecniche Yoga, tipo buddismo!”
“Non sto parlando d’illuminazione in senso spirituale. Io parlo di realtà ultrafisiche. L’ha detto un momento fa: bisogna trascendere la separazione cartesiana fra anima e corpo. Che giorno è?”
“Venerdì.”
“Bene Commissario, a mezzanotte io rischierò molto, perché fuori di qui ricominceranno a perseguitarmi. La porterò dove si trema d’orrore. Capirà.”
“Massoneria, scommetto!”
“Sembra massoneria, ma lei si sta facendo abbindolare dalle solite esche parziali. Qualcuno le ha spiegato male, molto male… è la prassi: sta notte capirà, ah se capirà!”
“Bene, tu resta qui. Ti faccio portare qualcosa da mangiare.”
Peressi uscì, quando suonò il suo multivisore portatile. Era Paolo.
“Vecchia scarpa, come te la passi?”
“Ciao, bastardo! Sei scappato, eh! Devo farti un milione di domande sull’omicidio di Pereira, ma, ma… qui segnala… Lhasa! Sei in Tibet?!”
“Sì, medito. E tu che fai sta sera?”
“Vado ad uno spettacolo dell’orrore.”
“Okay, arrivo.”
“Sei pazzo, come fai ad essere qui fra due ore?”
“Non preoccuparti, noleggio una navetta spaziale: aspettami davanti a casa, ho qualche bella novità per te.”
Qualche minuto dopo in questura, Peressi e il ragazzo furono finalmente soli, in una stanza insonorizzata, blindata, inaccessibile a qualsiasi congegno di intercettazione. Solo Peressi aveva la chiave, e controllava l’ambiente ogni giorno.
“Commissario, non posso… non posso… parlare, la testa mi sta esplodendo, e se le dico cosa ho vissuto mi prende per un esaltato. Sono in incubo orrendo e non riesco a svegliarmi; ormai confondo la realtà con il sogno.”
“E’ una bella sciagura, ma non così grande”, disse Peressi per sdrammatizzare.
”Sembra che da un momento all’altro io debba riscuotermi da questo vaneggiamento per raccontarle tutto, ma non ci riesco. Sono troppo impegnato a restare in vita.”
“Non ti preoccupare Lupo, non sono un poliziotto normale. Ho superato la noiosa divisione cartesiana fra corpo e anima... marziani quindi, okay, marziani, vai avanti!”
“Mi sembra di stare meglio… non sento più le voci…”
“Quali voci, Lupo?”
“Le voci nella testa, che mi tengono in scacco, mi macinano, mi minacciano, mi dicono cosa fare, dove andare, m’intimano di non parlare, mi fanno sudare e galoppare il cuore all’impazzata, mi dilatano le ossa, la testa, me la stritolano… ma adesso sto meglio… è un miracolo… dove siamo?”
“Nella mia camera di sicurezza. Qui non può né entrare né uscire alcun tipo d’onda elettromagnetica, psichica, mentale, come vuoi chiamarla, di qualsiasi frequenza. Parla, dai, che ti sfoghi. Prometto di crederti.”
“Commissario, conosce i miti della creazione? Il fuoco di Prometeo; Adamo ed Eva e l’albero della vita; Enlil, che crea l'umanità con l'argilla?”
“Vagamente, ma cosa c’entra la mitologia coi maledetti alieni?”
“Sono loro che hanno portato la fiaccola della coscienza all'uomo, ma è una conoscenza fasulla. Lo hanno imprigionato in una visione distorta della realtà. Usano l’illusione per plasmare la loro forma e il loro destino. Sfruttano il desiderio di sicurezza degli uomini per non subire l'inevitabile distruzione finale.
”Non capisco il tuo ragionamento.”
“Gli psicotici, quelli che vedono e che sanno, sono i veri figli di Prometeo.”
“Come te?”
“Esatto. Le chiavi della libertà devono aprire i sigilli genetici, per riattivare poteri e funzioni, per trascendere la Terra così come la conosciamo, dobbiamo, finalmente, poter vedere.”
Peressi era stupefatto di quella folle sapienza, racchiusa nelle fattezze di un ventenne.
“Adesso capisco... tecniche Yoga, tipo buddismo!”
“Non sto parlando d’illuminazione in senso spirituale. Io parlo di realtà ultrafisiche. L’ha detto un momento fa: bisogna trascendere la separazione cartesiana fra anima e corpo. Che giorno è?”
“Venerdì.”
“Bene Commissario, a mezzanotte io rischierò molto, perché fuori di qui ricominceranno a perseguitarmi. La porterò dove si trema d’orrore. Capirà.”
“Massoneria, scommetto!”
“Sembra massoneria, ma lei si sta facendo abbindolare dalle solite esche parziali. Qualcuno le ha spiegato male, molto male… è la prassi: sta notte capirà, ah se capirà!”
“Bene, tu resta qui. Ti faccio portare qualcosa da mangiare.”
Peressi uscì, quando suonò il suo multivisore portatile. Era Paolo.
“Vecchia scarpa, come te la passi?”
“Ciao, bastardo! Sei scappato, eh! Devo farti un milione di domande sull’omicidio di Pereira, ma, ma… qui segnala… Lhasa! Sei in Tibet?!”
“Sì, medito. E tu che fai sta sera?”
“Vado ad uno spettacolo dell’orrore.”
“Okay, arrivo.”
“Sei pazzo, come fai ad essere qui fra due ore?”
“Non preoccuparti, noleggio una navetta spaziale: aspettami davanti a casa, ho qualche bella novità per te.”