Brano 53
Ahra Manyu caricò una cartuccia virtuale. Un oppositore della resistenza era legato ad un cancello di ferro e singhiozzava, grondando sangue. “Splendido ma troppo virtuale”, disse ad alta voce. “Dovremo creare zone di tolleranza legali dove nutrirci di sangue umano, senza problemi. Un bel guadagno”, pensò Ahra Manyu, ma ormai quella mattina il sadismo lo annoiava.
Passò oltre. Una giovane nera giaceva, nuda, sull’erba di un parco sconfinato. Frusciava rubiconda, la ragazza, in posizione sensuale, lasciando che i fiori e gli steli verdissimi accarezzassero le sue intimità. Una voce ronzante iniziò a disturbare la scena fuori campo: “Questo, vecchio porco, sarà il luogo più libero di tutto il sistema Solare e non esisterà alcun concetto di peccato”, descrisse la vibrazione incorporea ed inopportuna.
“Ehi, cosa succede al complesso virtuale?! Semeyaza, perché questi scherzi?”, disse Ahra Manyu. “Non si bussa prima di entrare, dalle tue parti?”
“Oh scusa, figliolo, ma io ho fretta...”
“Ma perché ti diverti ad interferire senza preavviso?!” insistette Ahra Manyu.
“Sono o non sono il tuo Creatore e Controllore? Ringrazia del privilegio di sapere che io esisto, ibrido!”
“Grazie Semeyaza”, concluse l’Anticristo, a denti stretti.
“Prego, verme. Vorrei farti capire dove sei. Questa proiezione riguarda Ganimede, fra tre anni terrestri, dove vigerà un regime d'autarchia e d’autogestione dei piaceri. Tutto consentito. Vuoi provare?”
Ahra Manyu guardò, un po’ interdetto, materializzarsi in virtuale il suo donatore d’esistenza: “Provare a fare cosa?”
“Ad accoppiarti con quella ragazza distesa sull’erba.”
“Lo stavo già facendo prima che intervenissi.”
“Non come dico io. Ti devo un preambolo. E’ una terrestre ibridata dai pleiadiani, una prigioniera nemica, quindi. L’abbiamo traslata nella quarta dimensione.”
“E’ cosciente di dove si trova?”
“Vagamente, è un contenitore 51, difficile che riesca a liberarsi dell’illusione, perché non ha lucidità pluridimensionale. Tu puoi giocarci; te la fai e poi la sopprimi, o la sopprimi e poi te la fai. Come preferisci, naturalmente. Ti va?”
“Stupendo, avvincente!” esclamò, dietro alle ottiche. “Non mi sono mai goduto un viaggio più surreale di questo, devo complimentarmi con i miei inventori di virtual game!” I suoi occhi luccicavano entusiasti, come quelli di un adolescente.
”Non virtuale, Ahra Manyu, astrale, astrale! E’ tutto vero, sei uno zuccone incorreggibile”, grugnì il Vigilante.
“Scusa, scusa. Sì, voglio provare ad accoppiarmi con la ragazza. Guarda! Anche io sono una donna ma ho il pene. Sarà la prima volta che provo cosa significhi per una donna con un pene fare l’amore con una donna normale.
Le due ragazze si guardarono, senza dire nulla. Le guance rubiconde della nera, lentamente arrossirono sino a divenire livide. Presa da una vampata di calore, attendeva che Ahra Manyu si piegasse su di lei. La baciò. Un bacio leggero, velato, dolce. Ahra Manyu rimase stupefatto, ma cercò di trattenere la passione che saliva dentro. Stava per perdere il controllo. Sospirò, accettando gli effetti di quella malattia e baciò con slancio la bella mora. Un lungo bacio da far innamorare qualsiasi donna. Poi la penetrò. Il suo io sussultò, impercettibilmente, nel vedere la scena. Una donna che entra in un’altra donna, è un fenomeno atipico anche per un essere del XXI secolo.
“Sei proprio un imbecille!” protestò un’antica suggestione arrugginita, conficcata nella sua mente. “Problemi da primitivi, l’individualità, la coscienza, il peccato”, concluse. Eiaculò con forza disumana.”
“Adesso uccidila! Uccidila!”, urlò Semeyaza.
Ahra Manyu non obbedì e si tolse il casco. Il Vigilante ruggì come un uragano.
“Padre,” riprese l’uomo, lasciami ora… voglio stare solo con le mie malinconie d’orfano…”
Aprì un astuccio d’oro, tempestato di gemme, per estrarne un fazzoletto femminile, liso e rammendato. “Tu lo sai, padre, non riesco a ricordare il volto di mia madre. L’unico amore della mia vita, che perdetti fanciullo, che voi mi rapiste per farmi crescere in assoluta disciplina e obbedienza. Di lei mi resta solo questo fazzoletto, che io bacio con reverente passione. E’ un semplice pezzo di stoffa, ma ritiene ancora, dopo tanti anni, le reliquie del suo profumo di santa…”
“Semeyaza emise un vago ululato lamentoso, simile a quello di un mostro innamorato, e… scomparve dalla sua vista”.
L’Anticristo godeva al pensiero d’essere Dio, ma non amava freddare gli esseri viventi per divertimento, perché Dio è giusto. Lui voleva solo sangue fresco per nutrirsi e il potere, assoluto.
L’accordo con i Sauri non lo preoccupava: avrebbe inventato un congegno per rendersi irreperibile, seminando ogni Controllore, visibile ed invisibile, infine si sarebbe sbarazzato di loro, imperando sull’intero pianeta. Era lucido e determinato; tornava a sognare la sovranità, si sentiva libero.
Ahra Manyu caricò una cartuccia virtuale. Un oppositore della resistenza era legato ad un cancello di ferro e singhiozzava, grondando sangue. “Splendido ma troppo virtuale”, disse ad alta voce. “Dovremo creare zone di tolleranza legali dove nutrirci di sangue umano, senza problemi. Un bel guadagno”, pensò Ahra Manyu, ma ormai quella mattina il sadismo lo annoiava.
Passò oltre. Una giovane nera giaceva, nuda, sull’erba di un parco sconfinato. Frusciava rubiconda, la ragazza, in posizione sensuale, lasciando che i fiori e gli steli verdissimi accarezzassero le sue intimità. Una voce ronzante iniziò a disturbare la scena fuori campo: “Questo, vecchio porco, sarà il luogo più libero di tutto il sistema Solare e non esisterà alcun concetto di peccato”, descrisse la vibrazione incorporea ed inopportuna.
“Ehi, cosa succede al complesso virtuale?! Semeyaza, perché questi scherzi?”, disse Ahra Manyu. “Non si bussa prima di entrare, dalle tue parti?”
“Oh scusa, figliolo, ma io ho fretta...”
“Ma perché ti diverti ad interferire senza preavviso?!” insistette Ahra Manyu.
“Sono o non sono il tuo Creatore e Controllore? Ringrazia del privilegio di sapere che io esisto, ibrido!”
“Grazie Semeyaza”, concluse l’Anticristo, a denti stretti.
“Prego, verme. Vorrei farti capire dove sei. Questa proiezione riguarda Ganimede, fra tre anni terrestri, dove vigerà un regime d'autarchia e d’autogestione dei piaceri. Tutto consentito. Vuoi provare?”
Ahra Manyu guardò, un po’ interdetto, materializzarsi in virtuale il suo donatore d’esistenza: “Provare a fare cosa?”
“Ad accoppiarti con quella ragazza distesa sull’erba.”
“Lo stavo già facendo prima che intervenissi.”
“Non come dico io. Ti devo un preambolo. E’ una terrestre ibridata dai pleiadiani, una prigioniera nemica, quindi. L’abbiamo traslata nella quarta dimensione.”
“E’ cosciente di dove si trova?”
“Vagamente, è un contenitore 51, difficile che riesca a liberarsi dell’illusione, perché non ha lucidità pluridimensionale. Tu puoi giocarci; te la fai e poi la sopprimi, o la sopprimi e poi te la fai. Come preferisci, naturalmente. Ti va?”
“Stupendo, avvincente!” esclamò, dietro alle ottiche. “Non mi sono mai goduto un viaggio più surreale di questo, devo complimentarmi con i miei inventori di virtual game!” I suoi occhi luccicavano entusiasti, come quelli di un adolescente.
”Non virtuale, Ahra Manyu, astrale, astrale! E’ tutto vero, sei uno zuccone incorreggibile”, grugnì il Vigilante.
“Scusa, scusa. Sì, voglio provare ad accoppiarmi con la ragazza. Guarda! Anche io sono una donna ma ho il pene. Sarà la prima volta che provo cosa significhi per una donna con un pene fare l’amore con una donna normale.
Le due ragazze si guardarono, senza dire nulla. Le guance rubiconde della nera, lentamente arrossirono sino a divenire livide. Presa da una vampata di calore, attendeva che Ahra Manyu si piegasse su di lei. La baciò. Un bacio leggero, velato, dolce. Ahra Manyu rimase stupefatto, ma cercò di trattenere la passione che saliva dentro. Stava per perdere il controllo. Sospirò, accettando gli effetti di quella malattia e baciò con slancio la bella mora. Un lungo bacio da far innamorare qualsiasi donna. Poi la penetrò. Il suo io sussultò, impercettibilmente, nel vedere la scena. Una donna che entra in un’altra donna, è un fenomeno atipico anche per un essere del XXI secolo.
“Sei proprio un imbecille!” protestò un’antica suggestione arrugginita, conficcata nella sua mente. “Problemi da primitivi, l’individualità, la coscienza, il peccato”, concluse. Eiaculò con forza disumana.”
“Adesso uccidila! Uccidila!”, urlò Semeyaza.
Ahra Manyu non obbedì e si tolse il casco. Il Vigilante ruggì come un uragano.
“Padre,” riprese l’uomo, lasciami ora… voglio stare solo con le mie malinconie d’orfano…”
Aprì un astuccio d’oro, tempestato di gemme, per estrarne un fazzoletto femminile, liso e rammendato. “Tu lo sai, padre, non riesco a ricordare il volto di mia madre. L’unico amore della mia vita, che perdetti fanciullo, che voi mi rapiste per farmi crescere in assoluta disciplina e obbedienza. Di lei mi resta solo questo fazzoletto, che io bacio con reverente passione. E’ un semplice pezzo di stoffa, ma ritiene ancora, dopo tanti anni, le reliquie del suo profumo di santa…”
“Semeyaza emise un vago ululato lamentoso, simile a quello di un mostro innamorato, e… scomparve dalla sua vista”.
L’Anticristo godeva al pensiero d’essere Dio, ma non amava freddare gli esseri viventi per divertimento, perché Dio è giusto. Lui voleva solo sangue fresco per nutrirsi e il potere, assoluto.
L’accordo con i Sauri non lo preoccupava: avrebbe inventato un congegno per rendersi irreperibile, seminando ogni Controllore, visibile ed invisibile, infine si sarebbe sbarazzato di loro, imperando sull’intero pianeta. Era lucido e determinato; tornava a sognare la sovranità, si sentiva libero.